giovedì 23 settembre 2010

Esordienti esclusi per scelta tecnica. La denuncia di un genitore: 'Alcuni undicenni non riescono a giocare neppure nelle amichevoli'.

Essere lasciati a casa per "scelta tecnica" anche nelle amichevoli di preparazione al campionato. Una situazione difficile da capire, per i diretti interessati e le loro famiglie, anche se i baby talenti nel gruppo (l’Union Rorai in questo caso, ma è successo anche altrove) sono tanti e non sempre possono giocare tutti. Però, obiettano i genitori degli interessati, quando a scendere in campo sono piccoli calciatori d’età compresa tra i 10 e i 12 anni il principio-guida dovrebbe essere uno solo: tutti, anche i meno dotati, hanno il diritto di divertirsi sportivamente sul campo. Così, tra i genitori degli Esordienti dell’Union Rorai, c’è chi ha alzato la cornetta e ha telefonato al giornale per segnalare il caso.
FEDERALE - «Chiariamo che non voglio fare un discorso diretto a una società piuttosto che a un’altra, né rivolgere critiche o appunti personali. Intendo soltanto ribadire per tutti un concetto di fondo espresso in sede di assemblea: nell'attività di base tutti devono trovare posto - commenta Gian Carlo Caliman, consigliere regionale della Figc, già presidente del Comitato di Pordenone -. Ogni ragazzo ha il pieno diritto di giocare. Se perdiamo di vista questo input, che arriva dalla Federazione ma soprattutto dal buonsenso, vuol dire che non ci siamo». Caliman poi ribadisce il concetto: «Non voglio neanche sapere di quale società si tratti, poiché non è questo che conta. Conta invece il fatto che i piccoli calciatori si divertano, facciano sport con piacere e non si sentano mai esclusi dal gruppo».
FAMIGLIE - Scende in lizza anche il padre di uno degli Esordienti delusi. «So già che mio figlio e gli altri esclusi non sono dei fenomeni - puntualizza a nome di tutti - ma che si lasci qualcuno fuori per "scelta tecnica" nelle amichevoli non mi era mai capitato di sentire o di vedere. Non mi sogno di discutere la preparazione tecnica di chi ha fatto queste scelte. Metto invece in discussione la sua capacità di saper educare. In questo caso non parlo da genitore, bensì da ex giocatore e da allenatore io stesso. Vorrei sapere quando mai potranno giocare i "meno forti", se si escludono anche da queste partitelle. Si tratta di ragazzini e il calcio, lo ricordo a tutti, è sport aggregativo. Mi piacerebbe inoltre sapere se la società sia a conoscenza o meno della situazione e come la valuti - va avanti il padre arrabbiato -. Bisogna ricordare che questi bambini nella passata stagione avevano giocato con continuità, magari per i numeri non abbondanti dell’organico. Durante l’estate si è verificato un arrivo in massa di nuove leve e adesso questi stessi Esordienti non sono più necessari. Mi auguro che la tendenza si inverta al più presto».
REPLICA - «Francamente cado dalle nuvole - ribatte Pietro Rivetti, il presidente dell’Union -. Devo andare a fondo della questione. Per questo non voglio rilasciare dichiarazioni, se non segnalare la mia meraviglia per il fatto che i panni si lavino in pubblico e non dentro la società. Fino a prova contraria il sottoscritto è sempre stato disponibile al dialogo, in qualsiasi situazione. Se anziché telefonare al giornale i genitori fossero venuti a parlarmi con franchezza avrei cercato subito di capire come stanno le cose».
Dal 'Gazzettino di Pordenone' del 23 settembre 2010.

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