giovedì 3 febbraio 2011

Ad ogni età il giusto allenamento

Quando si parla di calcio giovanile occorre rammentare che all'interno di questo lungo periodo cosiddetto evolutivo devono essere contemplate almeno tre grandi fasi dello sviluppo che comportano una serie di modificazioni che investono svariati ambiti di crescita.

Dai cinque agli otto anni si il bambino si trova in una fase ancora infantile che si caratterizza da una attenzione limitata e da un egocentrismo spiccato che tende a far prevalere un controllo dei movimenti soprattutto di tipo senso motorio. Infatti i bambini vorrebbero avere sempre loro la palla ed essere al centro dell'attenzione. Il comportamento motorio risulta irrazionale ed a volte disordinato soprattutto nei più piccoli e la didattica deve prevedere regole semplici. L'organizzazione spazio temporale, che rappresenta la matrice statico dinamica su cui si articolano posture e movimenti in questa fase fa riferimento prevalentemente al proprio vissuto e difficilmente costruisce il proprio agire per mezzo di operazioni mentali.

Dai nove ai dodici migliora decisamente la relazione con il gruppo ed il periodo è estremamente favorevole all'apprendimento delle abilità tecniche. Il controllo del movimento diviene più organizzato e comincia a strutturarsi la capacità di autocritica ed il pensiero creativo. Anche l'attenzione dei particolari man mano acquista un significato più semantico e si orienta anche verso situazioni ed azioni di gioco distanti dal proprio corpo. Questa è la fase infatti che dai giochi di gruppo si passa alla idea di squadra anche se con meno giocatori e con caratteristiche di relazione ancora diverse da quelle dei ragazzi più grandi. Sul piano fisico si comincia ad osservare soprattutto nell'ultimo periodo una crescita funzionale tanto da realizzare azioni e movimenti che richiedono forza rapida ed una certa capacità di resistenza aerobica.

Dai tredici in poi a sua volta, superata la fase puberale che nei maschi si conclude intorno ai quattordici , quindici anni, che crea disordine per l'asincronia con cui maturano sistemi e apparati, diviene a volte difficile da gestire soprattutto negli sport di squadra come il calcio in quanto all'interno del gruppo si possono trovare stadi di crescita diversi che a volte presentano diverse caratteristiche morfo funzionali che spesso non sono accompagnate, nel caso di precocità maturative, da identiche disponibilità sul piano cognitivo e psicologico. Nella categoria "Allievi" invece il lavoro, pur trattandosi di giovani, e quindi nonostante la fase evolutiva giovanile non sia ancora terminata, ci si avvicina sempre di più alle caratteristiche dell'adulto che normalmente si completano sul piano della maturazione funzionale intorno ai diciotto, venti anni.

Questa tappa evolutiva prevede quindi un aumento del tempo di allenamento in generale ed in particolar modo cresce la disponibilità fisica, come per esempio le caratteristiche di potenza muscolare e resistenza specifica aerobica ed anaerobica, alle richieste di prestazione.

1. Periodo 5 – 8 anni fase della crescita tecnico coordinativa

2. Periodo 9 -12 anni fase dello sviluppo tecnico coordinativo + fase della crescita cognitiva

3. Periodo 13 – 17 anni fase della maturazione tecnico coordinativa + fase dello sviluppo cognitivo e fisico

ATTIVITA' DI BASE E AGONISTICA
Tuttavia per facilitare l'organizzazione delle attività didattiche comprese tornei e competizioni, il Settore Giovanile e Scolastico insieme al Settore Tecnico suddivide, pianifica e regolamenta le attività mediante disposizioni che caratterizzano due grandi periodi di crescita del giovane calciatore: l'attività di base e l'attività agonistica.

Questi due periodi che complessivamente durano undici dodici anni, devono permettere al bambino di maturare esperienze calcistiche che, seppur partendo da percorsi pedagogici che inizialmente fanno maggior riferimento al gioco semplice e via via sempre più strutturato, col passare degli anni i programmi di insegnamento e allenamento devono orientarsi ad una formazione tecnica vera e propria, che lo mettano nel tempo in condizione di poter disputare la partita di calcio nel miglior modo possibile.

A tali premesse, risulta conseguente pensare che la bontà dei programmi didattici ed i processi di apprendimento che specificamente si verranno a favorire sono subordinati alle conoscenze e competenze dell'allenatore dei giovani. Cioè di una figura che risponde professionalmente a requisiti di:
1. Sapere relativamente a fenomeni di crescita e relative tappe di apprendimento giovanile

2. Saper fare cioè nell'essere in grado di dimostrare sul piano tecnico e rappresentare gesti, movimenti ed azioni anche sul piano verbale

3. Saper far fare che in pratica si realizza attraverso la scelta di esercizi che a loro volta fanno riferimento a metodi, sequenze e piani didattici, strumenti e mezzi di lavoro compresa la valutazione degli obbiettivi ricercati. In altre parole nell'esprimere le proprie competenze in termini operativi mettendo in atto proposte e  contenuti dell'allenamento.

Essendo il calcio uno sport collettivo e di squadra dove la qualità delle azioni è subordinata alla qualità tecnica e alla pertinenza delle scelte operate durante il gioco, un progetto formativo del giovane calciatore non può che prescindere dal riservare una ampia attività diretta allo sviluppo delle abilità calcistiche. Va tenuto  conto però, in una certa misura, e fin dai primi anni di attività, del fatto che tali abilità si dovranno esprimere relativamente a situazioni di gioco variabili, e quindi adattarsi al contesto situativo con lo scopo  di risolvere i vari quesiti tecnico-tattici posti da esse.

FRA TECNICA E TATTICA
Quindi fra tecnica e tattica deve essere costruito un "ponte" di collegamento che non faccia perdere identità al modello gestuale delle tecniche come il calciare e stoppare la palla per esempio, e nello stesso modo lasci che ad agire sulle componenti regolative del movimento cioè nei parametri della coordinazione motoria, siano i sistemi cognitivi ed i loro processi di programmazione e controllo dell'esecuzione.
Ambiti della formazione perciò come la tattica individuale devono essere considerati capitoli determinanti per poter costruire le capacità di gioco con e senza palla e nelle sue proiezioni dominanti offensiva e difensiva. In altre parole ampio risalto fin dai primi anni di pratica e più specificamente nelle categorie Esordienti e Giovanissimi (10 – 14 anni) , dovrà essere riservato all'apprendimento delle unità funzionali del gioco come il 2 contro 1 ed il 2 contro 2, così come il dribbling, lo smarcamento, l'intercettamento, la difesa della porta etc.
Seguendo quindi un percorso logico nell'iter formativo del giovane calciatore, operando con gradualità e con la sensibilità di approntare nel programma sessione didattiche che siano facilmente comprensibili e soprattutto attuabili dai bambini, si dovranno creare basi e presupposti per la strutturazione del "pensiero tattico". Il pensare e l'agire tattico nella performance calcistica devono essere considerati un tutt'uno, in termini di risposta alla valutazione dell'ambiente di gioco, alla percezione degli elementi più significativi dell'azione, all'elaborazione di un piano di risposta ed alla esecuzione finale come completamento del circuito a fasi che lega i processi mentali e motori coinvolti nella situazione e nella competizione calcistica. Fra le cognizioni attivate (elaborazione delle informazioni e decisioni conseguenti) a cui far riferimento durante il gioco possono essere contemplate sia le esperienze didattiche specifiche sia le informazioni dell'allenatore che agirà come feed-back esterno cioè come "potenziamento" degli effetti sia immediati (la giocata effettuata) che durante la crescita del pensiero tattico nel giovane (a medio termine, settimane, mesi etc.)
In un progetto pluriennale di formazione tattica giovanile, un aspetto decisivo è rappresentato dalle modalità organizzative delle partite che dovranno essere evidentemente il mezzo più specifico fra gli strumenti didattici a disposizione dell'allenatore e l'esperienza più forte sul piano emotivo tale da esaltare al massimo gli effetti dell'apprendimento. In altre parole nel tentare di renderli maggiormente stabili nella memoria. Per questo la programmazione della partita sia di torneo, campionato, amichevole etc. deve essere considerato un elemento fondamentale che chiama in causa l'operato delle società nelle figure dei dirigenti e tecnici, e dell'organizzazione federale che si adopera a stabilire regolamenti appositi per il settore giovanile. Più volte, anche in questa rivista è stata ribadita l'utilità di utilizzare con i più piccoli misure del campo e numero di giocatori ridotti e di dare la possibilità a tutti i bambini che partecipano all'"evento confronto-partita" di partecipare sia in termini di quantità che ovviamente di qualità. Le formule presentate nel Comunicato Ufficiale n.1 e nella Guida tecnica rispondono ovviamente e fedelmente tali richieste e tale impostazione oltre ad essere condivisa dal Settore Tecnico e dal Settore Giovanile e Scolastico della Federcalcio è sostanzialmente attuata in gran parte dei paesi appartenenti alla FIFA ed in special modo alla UEFA che rappresenta il nostro modello di riferimento più vicino.
IL RUOLO DEL TECNICO
Facendo seguito a quanto accennato nelle righe precedenti il compito dell'allenatore risulta quindi quello di progettare piani e programmi didattici identificando obbiettivi e finalità tecniche ed educative da realizzare nel breve, medio e lungo periodo. Un "disegno" strategico così ampio e soprattutto proiettato nel tempo, dato che con i piccoli occorre spostare l'accento più verso il processo formativo più lungo ovviamente rispetto a risultati immediati compreso quello della gara, non può prescindere però dalla strutturazione della seduta di allenamento. Le unità di allenamento o lezioni di calcio se ci riferiamo ai più piccoli deve contenere tutta la cultura specifica che riguarda i giovani calciatori e che abbiamo accennato all'inizio di questo articolo. Gli esercizi scelti devono rappresentare e far riferimento al modello specifico di prestazione del calcio, all'età di riferimento, ed ai fattori intrinseci alla prestazione. In questo modo, volendo rammentare tutte le possibilità da utilizzare, nella sedute dovrebbero essere contenute proposte didattiche che riguardano:

1. Tecnica di base ed applicata

2. Tattica individuale

3. Tattica di squadra

4. Qualità fisico-motorie

Lo sviluppo di queste "aree" dovrà avvenire attraverso l'utilizzo di:

1.   Esercizi con e senza palla

2.   Situazioni di gioco
3.   Possessi palla

4.   Giochi a tema

5.   Partita
LA PREPARAZIONE DEL PORTIERE
Infine il portiere, che pur essendo il numero 1, il vero regista difensivo, viene trattato nelle dissertazioni tipo la nostra, per ultimo come se non facesse parte del contesto di gioco. In effetti qualche differenza va sottolineata sotto gran parte degli aspetti che compongono la prestazione. Infatti la possibilità di utilizzare le mani e compiere gestualità con diversi modelli coordinativi come il volo o le soluzioni acrobatiche, i tuffi etc, lo differenziano dagli altri compagni di campo. Di fatto però negli ultimi anni al portiere sono state modificate alcune regole di gioco che ne hanno condizionato il comportamento tecnico-tattico. Una di questa, quella del retro passaggio, ha reso necessario che anche il portiere divenisse abile a giocare con i piedi e questo ha di conseguenza condizionato i programmi di insegnamento-allenamento. Anche per il portiere quindi strumenti importanti di lavoro dovranno essere le forme di gioco-divertimento per far acquisire i gesti fondamentali specifici, e successivamente  le situazioni di gioco man mano che il piccolo si svilupperà per poter esperire in condizioni più vicine e specifiche le realtà della partita.

STEFANO D'OTTAVIO
Responsabile Area Tecnica SGS - FIGC (articolo da FIGC.it)

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