martedì 12 luglio 2011

Il rispetto delle regole da parte dei giovani calciatori

Giovani calciatori e società: il vincolo annuale lascia liberi i genitori di spostare il proprio figlio a fine stagione dove preferiscono e i sodalizi hanno la stessa prerogativa di libera scelta. Nei giorni scorsi ha tenuto banco il caso di un dodicenne (Esordienti) non confermato dal team nel quale aveva disputato la stagione 2010-11. Una sorte, quella della fine del rapporto a livello di vivaio, che nel Friuli Venezia Giulia il 30 giugno ha coinvolto decine di ragazzi. Questioni di scelte divenute inconciliabili sui due fronti: le società da un lato e le famiglie dall’altro. Ma in questo caso il "divorzio" non è maturato su basi tecniche (il giocatore è indubbiamente bravo), bensì comportamentali: occorre saper fare gruppo con gli altri. Il dibattito generale si sposta così dal piano particolare rappresentato dal singolo caso a quello generale delle regole societarie. Come si comportano in situazioni di questo genere i dirigenti del pallone?
«D’acchito - è la ricetta di Mauro Bressan, presidente del Chions - mi viene da dire che un giovane atleta va sempre aiutato. Ma sono convinto che ogni sportivo debba comunque rispettare le norme stabilite da un team. Nessuno in un gruppo può fare ciò che vuole. Se a te non sta bene, sei libero di andartene altrove: di squadre ce ne sono tante».
Il massimo esponente del Prata, Ezio Maccan, va sul sicuro: «Il calcio, come qualsiasi altra disciplina sportiva d’insieme, deve avere la capacità di essere d'aiuto agli under. Non si può guardare al solo risultato, ma alla formazione delle persone».
Decisa la posizione di Mauro Lovisa, numero uno del Pordenone. «Anche da noi ci sono regole fondamentali - sottolinea -. Vanno rispettate da tutti, dalla prima squadra ai Piccoli amici. Eppure - prosegue - ogni giorno c'è qualche problema da risolvere. Di fronte a un atteggiamento recidivo a mio parere devono intervenire anche i genitori, spiegando bene al figlio cosa significa vivere in gruppo. Diverso è il caso se si tratta di una prima volta. Tutti possiamo sbagliare e, a suo tempo, lo abbiamo fatto. Se è stato un singolo episodio è giusto che ci sia un richiamo da parte della società e nulla più».
Più dura la posizione di Elio Chiarot, presidente del Futuro Giovani, una società pura. «Nessun dirigente manda via ragazzi a cuor leggero - riflette -. Tutti cercano di tenerseli ben stretti, anche perché ce ne sono sempre meno. Ma il rispetto delle norme, che si accetta nel momento in cui si richiede il tesseramento, non può esistere soltanto a parole».

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