lunedì 22 agosto 2011

Poco sport, fumo e alcol fanno paura, grido d'allarme da Salvatore Ferla, istruttore della Condor S.A. Treviso responsabile scuole calcio qualificate

Un grido d'allarme sul disagio giovanile, sull'attività motoria, sul poco interesse per lo sport e la mancanza di palestre a scuola, arriva da un istruttore-allenatore di calcio giovanile che trascorre gran parte della sua giornata con i giovani collaborando con il mondo della scuola. È Salvatore Ferla, istruttore della Condor S.A. Treviso e responsabile scuole calcio qualificate, che traccia un bilancio non lusinghiero e lancia l'idea dell'oratorio.
Come sta il mondo dei giovanissimi e dell'attività motoria?
«Collaboro per conto della Condor con le scuole elementari dove nell'ora di educazione motoria, in base ad un progetto concordato con vari Circoli Didattici e assessorato allo sport, insegno le basi del calcio, iniziando dal regolamento del gioco, ed ho l'occasione di verificare la condizione motoria dei bambini dai 6 ai 10 anni venendo a contatto con 12 plessi scolastici e circa 1.500 bambini».
La situazione
«Nell'80% dei casi la cosa è preoccupante per mancanza di coordinazione, incapacità nella corsa e nell'effettuare i più semplici movimenti e la mancanza di giochi di movimento è sostituita da quelli statici come computer, playstation che non aiutano».
E con i ragazzi più grandi?
«Svolgo l’attività in società con ragazzi dagli 11 anni e dal punto di vista motorio essendoci una programmazione si migliora».
Altri motivi di allarme?
«Il fumo e l'alcol che coinvolge i ragazzi dai 14 anni ma a volte l'età si abbassa. Pubblicità, televisione e altri mezzi di informazione non sono messaggi positivi; ai minori di 16 anni non dovrebbero essere venduti tabacco e alcol, invece non è così e mi risulta esistano locali che fanno delle promozioni serali invogliando i ragazzi».
Cosa bisogna fare?
«Per l'attività motoria occorre creare spazi sicuri per giochi all'aperto poiché non si può pensare che la scuola da sola possa risolvere il problema anche perché alcune scuole sono prive di strutture o spesso hanno due aule collegate come palestra dove diventa difficile fare attività con 20/25 ragazzi. Poi bisogna creare luoghi di aggregazione dove i ragazzi possano ritrovarsi e svolgere attività di vario genere».
Ritornare all'oratorio?
«Sarebbe un aiuto, si potrebbero svolgere attività motoria con giochi di movimento quali calcio, pallavolo ed altro e attività ricreativa con laboratori manuali, di teatro, musica, tipo i Grest».
L’oratorio ha creato sportivi.
«Sarebbe ottimale, tanti giocatori sono usciti da tali luoghi che diventerebbe aggregazione costante per tutte le età, famiglie comprese;serve l'impegno e l'aiuto di tutti».
Utopia o altro?
«Forse, ma coloro che all'oratorio sono cresciuti imparando a giocare a calcio lo possono confermare. Oggi per esempio tutti giocano calcio a 5 in palestra o altrove credendo di aver scoperto un nuovo sport ma a calcetto sul cemento 5 contro 5 si giocava all'oratorio e molti sono diventati ottimi calciatori, oppure imparando a suonare o a cantare, ma soprattutto cementando grandi amicizie fondate su principi sani e ideali comuni».
Tentare non nuoce?
«Bisogna tentare perché forse è una o la più facile e semplice possibilità che le comunità hanno per affrontare e combattere i problemi che la società attuale ci impone. Gli oratori esistono, occorre aiutare e stimolare che li ha in gestione e riattivarli».

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